La storia d’Italia non è finita

16.00

De Mita Ciriaco

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Descrizione

In un punto imprecisato del tempo pare che il nostro Paese sia entrato in un’altra storia,
in cui occorre immaginare coordinate di senso differenti da quelle del passato.
Per farlo, Ciriaco De Mita muove da tre domande.
La prima riguarda l’esistenza o meno di un punto critico a partire dal quale la nostra
vicenda sarebbe diventata il fantasma di se stessa: esiste questo punto o è solo
una bella immagine per indicare una cosa diversa, il cui significato va ricercato
su un altro piano? La seconda domanda consiste nel tentativo di ri-vivere la storia
d’Italia, che non significa raccontarla ma chiamarla in causa e, insieme, liberarla
dagli stereotipi. La terza, più che una domanda, è la scommessa che la storia possa
essere pensata, e quindi oltrepassata, in direzione del futuro. A queste domande
l’Autore dà una risposta da cui sarà inevitabile per chiunque partire, se intende ancora
riflettere e cercare di capire.
Lo sguardo di De Mita si rivolge alle due coordinate del nostro tempo.
In primo luogo, lo sguardo rivolto a ciò che è accaduto e a quel che sta accadendo
si sofferma su di una società che non è più pensabile come un insieme coerente di parti,
come un tutto omogeneo o comunque riconducibile ad unità. Una “società senza
rappresentanza” in cui, scomparsi i partiti storici, non solo non si riesce a rispondere
alle diverse spinte e articolazioni, alle sollecitazioni di spazi di autonomia,
di partecipazione, in una parola, di libertà, ma si fatica a tracciare i quadri interpretativi
entro cui la trasformazione va pensata perché possa essere superata. In secondo luogo,
lo sguardo rivolto al futuro che vede, invece, la possibilità di una società che si raccoglie
e cresce intorno al fuoco delle comunità, cioè di realtà che, da un lato, sono la creta
in cui si forma e si consolida la memoria e, dall’altro, trattandosi di una memoria
che è utopia e immagine del futuro, possono offrire agli uomini di questo tempo mobile
i punti fermi entro cui organizzare la propria nuova storia.
Anche i tanti personaggi – da De Gasperi a Moro, da Sturzo a Berlinguer – più che
narrati, sono originalmente rivissuti dall’Autore, così che cessano di essere ombre
incerte sulla scena del ricordo collettivo, quasi fantasmi che sfuggono alla mente,
e diventano i testimoni di un’eco: la storia d’Italia non è finita, la luce dell’intelligenza
è ancora accesa.

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