Parola mia, giuro!

5.00

Lubrano Antonio

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Descrizione

“…Io sono il professore Dizionario / inutile strumento di cultura /
In biblioteca vivo sedentario / Il mio futuro è nella spazzatura? /
Un tempo ero sfogliato e consultato…”
E ora invece nessuno apre più il Dizionario della lingua italiana,
in special modo i ragazzi a scuola. Perciò il volume più panciuto
della nostra libreria decide di sottoporsi a una cura dimagrante:
vuole liberarsi di tutte le parole che per il disuso sono diventate inutili.
A che servono se nessuno le pronuncia più? Questo è il cruccio
del dizionario protagonista di Parola mia, giuro!, il quale però si trova
subito di fronte a un problema inedito per lui. Quali parole,
se non intere pagine, stracciarsi di dosso? Alcune, interpretate
dagli stessi ragazzi che lo ignorano, si propongono per l’improbabile
epurazione. La parola ‘retorica’, per esempio, oppure ‘fortuna’
o ‘diavolo’, ‘vento’, ‘pantomima’, ‘sfascio’, ‘roba’… Persino ‘nord’
e ‘sud’ sentono di essere ormai incongrue e quindi si presentano
al giudizio del Dizionario che vuole perdere chili.
Qualcuna per la verità resiste e suona la corda della nostalgia:
‘professore come potrebbe fare a meno di me?’. Ma il professore
Dizionario appare irremovibile. Senonché un giorno arriva
un telegramma. E qui per scoprire la soluzione della crisi – Parola mia,
giuro! – occorre aspettare l’ultima scena.

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