Cultura e potere
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Sozzi Lionello
Descrizione
Quale il ruolo dell’intellettuale? Quale la sua identità, il profilo che egli traccia
di se stesso? Le risposte, oggi, sono rese difficili, ben più che in passato, da diversi
fattori: i problemi socio-economici non solo richiedono una competenza specifica
ma sono anche divenuti, più che un tempo, complessi e conflittuali; la crisi
delle ideologie si è tradotta in un ventaglio variegato di scelte possibili,
non riconducibili a facili bipolarità; gli strumenti mediatici invadono spazi molteplici
e finiscono col costituire un potere che si aggiunge a quelli che in passato erano
più chiaramente identificabili, esercitando una pressione inaudita sulla formazione
dell’opinione, anch’essa definibile come “potere”, più o meno occulto.
Per far chiarezza, i saggi qui raccolti si propongono di illustrare come il problema
sia stato visto nei tre secoli che ci hanno preceduti, dall’illuminismo
al romanticismo, al decadentismo, alla belle époque, fino al Novecento
con le sue contraddizioni. Vi si incontrano proposte e opinioni diverse:
la soluzione mecenatesca, da Voltaire a D’Alembert, si configura
come collaborazione con un potere illuminato e riformistico mentre, su un versante
opposto, da una parte Diderot propone la più strenua sorveglianza e dall’altra,
da Rousseau ad Alfieri, a Chénier, a Madame Roland, si delinea il profilo
dello scrittore assolutamente indipendente.
Più tardi, prendono spazio il profilo del “dotto” e l’idea del suo contributo
all’avanzamento storico (Fichte), la proposta della possibile collaborazione
con un potere democratico (Constant), l’idea della doppia anima del letterato
e del poeta visto come uomo delle utopie (Hugo), oppure si torna all’idea
e alla pratica di un combattivo impegno in difesa della verità e contro
ogni pregiudizio (Zola, poi Rolland, poi Camus), si definisce il concetto
di un “tradimento dei chierici” (Benda), si torna all’idea di un engagement (Sartre)
facilmente contestabile come faziosa (Aron), oppure all’idea di un’indipendenza
definibile come approccio al Divino e idoleggiamento del Bello (Du Bos)
o come difesa della memoria dagli assalti del tempo (Jaccottet).
Dagli aspri conflitti ideologici del secolo scorso (ad esempio Vittorini/Togliatti
o Pavese/De Martino) si è usciti grazie a proposte equilibrate e oggi più che mai
condivisibili: universalismo, lotta per la giustizia e l’uguaglianza, difesa della libertà
e dei diritti individuali (Bobbio), sono oggi per tutti gli obiettivi primari, ineludibili
e riconducibili, in fondo, agli imperativi dell’antica triade: liberté, égalité, fraternité.
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