La ricchezza delle pecore. Clero, matrimoni e fame nel Settecento sul Matese
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Bojano Alberico
Descrizione
Un quadro della società e dell’economia del Regno di Napoli tra Seicento e Ottocento, osservato attraverso le trasformazioni di un villaggio rurale dell’entroterra montano di Terra di Lavoro, prototipo della marginalità di quei tempi. Tra pastori e contadini di San Gregorio Matese, per secoli sottomessi al potere abbaziale e feudale, alcuni hanno la capacità di arricchirsi. L’abilità armentizia con la transumanza nei pascoli della Dogana di Foggia schiude nuovi orizzonti a massari e negozianti, che tessono rapporti oltre le mura paesane, dalla Campania al Molise alla Capitanata. Involontari protagonisti di una micro-storia soggetta agli influssi dei grandi eventi, in un percorso accidentato lungo il quale fare i conti con epidemie e carestie, rivoluzioni, terremoti e nuovi re, animati dall’anelito di affrancamento dalle tasse del clero e del feudatario Gaetani d’Aragona.
Molti cadono, pochi hanno l’agio di erigere palazzetti a San Gregorio, Piedimonte e Napoli, dove crescono medici, avvocati, speziali e notai che incrociano le figure di Giuseppe e Biase Zurlo, Davide Winspeare, Giuseppe Poerio, Philipp Hackert e Andrea Valiante.
Inediti materiali d’archivio rivelano due secoli di emancipazione tramite pecore e terre. Finché la spallata riformatrice francese crea la Comune, esautora il controllo anagrafico del clero e annienta la feudalità, intanto che scorre il sangue del primo brigantaggio.
Il libro termina con la cesura restaurativa del 1815, quando i sodalizi familiari cedono il passo alle fazioni ideologiche, e dalle ceneri del sistema doganale pugliese nasce il settore terziario. Con la prospettiva degli ottocenteschi eventi rivoluzionari e poi unitari cui il paese non sarà estraneo.
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