Sentieri di cittadinanza. Sovranità, biopolitica e cura di sé
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Ricca Giuliano
Descrizione
La questione relativa alla sovranità ha per oggetto la corrispondenza, assoluta, fra lo spazio della nuda vita e quello politico, nel senso che non vi è lo spazio della nuda vita, ma solo spazio politico e inversamente non vi è territorialità politica senza ciò che vive; altrimenti detto, se il nomos è tale come regolazione di ciò che è vivente, è altrettanto vero che l’esistenza della legge, degli organismi territoriali, degli stati, delle entità sovranazionali, del mercato dipendono da ciò che è e ad-viene, dalle forme di vita nella loro manifestazione originaria. Tutto questo induce a pensare quale rapporto sia in atto fra spazio politico e spazio della nuda vita. In un contesto simile, la formazione può giustificare la sua esistenza, giocando, peraltro, un ruolo decisivo, soltanto se ha come fine l’emancipazione dell’individuo e la valorizzazione della sua dimensione ‘privata’. Ciò costituisce la precondizione necessaria alla realizzazione di un processo di autoformazione capace di condurre, dal singolo, all’emancipazione della comunità in cui esso vive e agisce. Un ripensamento complessivo dell’educazione, che può partire solo dall’adozione di un orizzonte etico-politico risalente all’epoca greco-romana, su cui Foucault, negli ultimi anni della sua vita, ha concentrato l’attenzione: la cura sui. Ciò permetterebbe il superamento della paideia tradizionale, che, nella sua applicazione, ha dimostrato limiti evidenti, dovuti al suo essere ancorata alla tradizione metafisica, in favore di una formazione rivolta al sé. Una dimensione nuova, in cui il problema della soggettività si disegna in una rovesciata chiave di lettura: il soggetto è tale solo se si progetta e costruisce nel tempo, giorno per giorno, senza precostituirsi a partire da un principio nomologico: il suolo, la cittadinanza, l’unità culturale, la sottomissione del suo elemento originario (il biologico).
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