Tè, amore e rivoluzione
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Argenziano Marina
Descrizione
La poesia di Vladimir Majakovskij, non solo “tamburino
della rivoluzione”, resiste al tempo e non sembra archiviabile.
Due passioni bruciano nell’animo di Majakovskij:
la politica e l’amore.
Vissuto in quell’ora infuocata della storia in cui in Russia
si verificano sconvolgenti avvenimenti (il crollo del regime zarista,
la Rivoluzione d’ottobre, la conquista bolscevica del potere),
dopo la stagione futurista, Majakovskij si fa araldo del nuovo
potere, che dovrebbe accompagnare l’uomo verso un paradiso
tutto terreno di giustizia e di armonia. Le cellule della gola
di Majakovskij sono “riempite di rivoluzione” e la sua febbrile
parola poetica sboccia, come sembra a Neruda, in “prodigiosi gigli
rossi”. “Ho bisogno dell’amore come del pane”. Una vera e propria
brama d’amore attraversa la poesia lirica di Majakovskij,
in lui esigenza autentica che si intreccia con l’ineludibile impegno
politico. Lili Brik è la donna che suscita in Majakovskij un amore
sconfinato, estremo, spesso sofferente e lacerato
in un “arcobaleno di spasimi”. Ma anche altre donne lo attraggono:
Natal’ja Brjuchanenko, Tat’jana Jakovleva, Veronika Polonskaja,
l’ultima persona ad aver visto, il 14 aprile 1930, Majakovskij vivo,
prima del suicidio.
Scriverne il profilo biografico e poetico significa lasciargli
spesso la parola con il richiamo ai versi, alle lettere, alle riflessioni
critiche; significa rappresentare l’ambiente politico e artistico
in cui si trova ad operare; ricostruire i suoi rapporti con Lenin
o Anatolij Lunačarskij, il colto commissario del popolo
all’Istruzione; delineare le relazioni con i poeti
suoi contemporanei: Blok, Pasternak, Marina Cvetaeva, Esenin,
nomi che risplendono nei cieli della poesia.
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